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Morano
  cerealicoltura

La sezione illustra, affiancando ai testi alcune fotografie e disegni, gli avvicendamenti colturali e tutte le diverse operazioni così come venivano eseguite in passato, dalla lavorazione del terreno - che comprende la zappatura, l'aratura, l'erpicatura, la sarchiatura - alla semina, alla mietitura, alla trebbiatura.

Un'attenzione particolare è stata dedicata, nell'allestimento e nella esposizione, all'aratura e alla trebbiatura.

L'aratro adoperato a lungo è stato quello tradizionale di legno: un disegno esposto nel museo ne illustra le singole componenti e il sistema di funzionamento. Il suo impiego non scomparve del tutto neanche quando apparvero i primi aratri in ferro: il monovomere a trampolo, il voltorecchio, il monovomere con avantreno.

Un esemplare di quest'ultimo è esposto nel museo. Si tratta, con ogni probabilità, dell'unico aratro monovomere con avantreno che sia stato usato nelle campagne moranesi. Lo portò con sé una famiglia colonica marchigiana che giunse in paese nel 1924.

La trebbiatura del grano e degli altri cereali avveniva sull'aia mediante una o due pietre trainate dai buoi. La separazione del grano dalla pula dopo la trebbiatura avveniva per ventilazione e lancio. L'abilità dei contadini consisteva nel fare in modo che la paglia non andasse dispersa e si raccogliesse invece ai bordi dell'aia. Anche quando, negli anni Trenta del XX secolo, apparve la trebbiatrice azionata dal motore a scoppio, non pochi contadini continuarono a lungo a seguire il sistema tradizionale.
l'aia che sovrasta l'ovile della famiglia Salvati in contrada Gonea

 
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